La Casa Museo di Giorgio de Chirico
Casa Museo Giorgio De Chirico
"Dicono
che Roma sia il centro del mondo e che piazza di Spagna sia il centro
di Roma...si abiterebbe nel centro del centro del mondo, quello che
sarebbe il colmo in fatto di centrabilità ed il colmo in fatto di
antieccentricità"
Giorgio
de Chirico
Entrare nella casa museo di Giorgio de Chirico è come trovarsi davvero al centro del mondo. Quasi sospesa nel tempo, silenziosa, con una vista impareggiabile su Trinità dei Monti. Si trova in piazza di Spagna al civico 31, al quarto piano del seicentesco Palazzetto dei Borgognoni.
La personalità di de Chirico mi ha sempre affascinata e la casa in parte la rispecchia.
Ironico, amante della filosofia, a volte solitario, estremamente intelligente, superbo, credeva nell'impegno, nel talento e nel lavoro quotidiano. Diceva che Schopenhauer e Nietzsche per primi gli avevano insegnato il non senso della vita e come tale non senso potesse venir rappresentato.
Giorgio de Chirico si trasferì a Roma, all'età di sessant'anni, dopo aver vissuto in tante città europee e a New York. Frequentava gli ateliers di via Margutta e via del Babuino, le gallerie, lo storico Caffè Greco in via Condotti. Già nel 1919, a Roma aveva studiato le rovine antiche, rimanendo affascinato dalla Scuola di Atene di Raffaello nelle Stanze Vaticane.
La casa è stile anni '50 con poltroncine Luigi XVI, cornici dorate, tende damascate, argenterie, putti in legno, tavolini e un piano interamente salone nel quale volle sempre e solo le sue sculture e i propri quadri, come il celebre Orfeo trovatore stanco, carico di enigmi e che rappresenta un po' la sintesi della sua ultima pittura.
Un'opera che destabilizza e che si trova vicino al celebre Il sole sul cavalletto, un dipinto che fa parte della serie Soli Spenti. Una delle mie opere preferite: in cielo si stagliano un sole e una luna di colore nero, in netto contrasto con i loro omologhi in primo piano che sembrano invece brillare di luce propria, collegati tra di loro con un filo.
"La
potenza intellettuale di un uomo si misura dalla dose di umorismo che
è capace di utilizzare"
Giorgio
de Chirico
Il suo studio ha un fascino incredibile. Laluce filtra da un lucernario sul soffitto proprio come voleva. De Chirico lavorava sempre di pomeriggio, ma anche fino a tarda sera. Si aiutava con due lampade cui aveva tolto i paralumi per non deviare in alcun modo la luce.
Su una sedia, ancora la sua giacca da lavoro, sul tavolo le sue tante pipe, sulla libreria le monografie di artisti e un po' ovunque piccole statuine, oggetti da riprodurre tra cui Big Jim, un carretto siciliano, un santino di Padre Pio e tanti amuleti.
Giorgio De Chirico è uno degli artisti più amati, ma anche uno dei più controversi.
Massimo esponente della Metafisica ( che significa appunto "andare oltre le cose fisiche"), porta nelle sue opere suggestioni archeologiche (è nato in Grecia) mescolate al Simbolismo e allo stile Rinascimentale. La sua formazione avvenne nell'Accademia di Belle Arti di Monaco. Come il filosofo Nietzsche, anche De Chirico vedeva nella grecità la culla dell'Occidente, dove erano stati affrontati tutti i più grandi temi dell'umanità. Trasferitosi a Firenze nel 1910 inizia ad esplorare il tema dell'enigma e qui avvia il soggetto delle piazze italiane, luoghi deserti e inquietanti. , quasi teatrali. Nel 1911 a Parigi inizia a dipingere opere spiazzanti, piene di mistero e i celebri manichini. Le sue nature morte, le stanze silenziose e gli interni popolati da strumenti geometrici e busti classici influenzeranno profondamente i Surrealisti, che vedranno in lui un precursore del loro modo di rappresentare l'inconscio.
Negli anni successivi De Chirico continuerà a reinventarsi, sperimentando stili diversi, dal Neobarocco al Neoclassicismo, ma la sua stagione metafisica resterà la più celebre e influente, capace di creare immagini senza tempo che interrogano ancora oggi lo spettatore sul senso del reale e dell'enigma.
Giorgio de Chirico visse nella casa romana di piazza di Spagna con la seconda moglie Isabella Far (la prima moglie fu la l'attrice e ballerina Raissa Calza)
Conosciuta nel 1930 e sposata nel 1946, Isa Far ha sostenuto le imprese artistiche e teoriche di de Chirico per molti decenni. Musa ispiratrice, ma anche autoritaria, manager che gestì tutta la produzione artistica del marito. Il Maestro infatti non ebbe figli. Si racconta che Isa Far cercava di impedire al celebre sposo, oramai ricompensato dal collezionismo, di vendere i quadri di nascosto ai galleristi in visita, quando lei non è in casa, senza tuttavia riuscirci.
Era descritta come minuta e ingannevolmente fragile, donna dai molti volti. Fu lei a volere la Fondazione intitolata Isa e Giorgio de Chirico e a donare 24 opere alla Galleria d'arte moderna di Roma e tre opere alla chiesa di San Francesco a Ripa.
Ideatrice di alcune delle sue teorie artistiche, tanto da vedersi riconosciuta l'autografia di uno dei testi più importanti delle teorie dechirichiane inserite nel volume La Commedia dell'arte moderna (1945), ripubblicato nel 2002 proprio con i due nomi affiancati come autori.